Parasite. La disperata lotta degli ultimi per un posto al sole (Palma d'Oro a Cannes 2019).

di EMILIANO BAGLIO 08/11/2019 ARTE E SPETTACOLO
img

C’è un odore, come di straccio bagnato, così lo descrive Mr. Park (Lee Sun-kyun) a sua moglie (Cho Yeo-jeong).

Si propaga dal sedile anteriore, dove siede il suo autista Kim Ki-taek (Song Kang-ho), sino a quello dove è seduto lui.
È l’odore della povertà che per quanto cerchi di levarti non se ne va via.
Per Bong Joon-ho la lotta di classe non esiste.

Se in Snowpiercer (http://www.euroroma.net/3191/arteespettacolo/nelle-sale-snowpiercer-il-regista-coreano-bong-joonho-descrive-linsensata-e-inutile-corsa-dellumanit224.html) i ricchi stavano nella carrozze di testa ed i poveri in quelle di coda; qui i primi abitano in collina ed i secondi in basso.

Giù, lungo le infinite rampe di scale e discese che i nostri disgraziati protagonisti scenderanno nella sequenza dell’alluvione (una delle migliori del film), dritti verso l’inferno sino a finire sottoterra, nel seminterrato puzzolente dove non c’è rete wi-fi e dove i calzini stanno stesi ad asciugare.

In una casa contro la quale pisciano gli ubriachi e al cui interno si lasciano le finestre aperte sperando che la disinfestazione stradale possa mandare via gli scarafaggi.

L’unica possibilità è una guerra spietata, senza esclusione di colpi, che contempli le peggiori carognate possibili.

Come parassiti Kim e la sua famiglia si intrufolano nella casa di Mr. Park e di sua moglie

Per primo il giovane Kim Ki-woo (Choi Woo-shik), come insegnante d’inglese della figlia della coppia.

Poi sua sorella (Park So-dam) come insegnate d’arte del secondogenito.

Infine Kim come autista e sua moglie (Jang Hye-jin) come governante.

I quattro sono disposti a tutto pur di entrare in quella ricca dimora, anche a rovinare le vite di chi già lavora lì.

Bong Joon-ho, come spesso accade nel cinema coreano, spinge a fondo sul pedale del grottesco, forse anche troppo, costruendo una sorta di slapstick comedy dai tempi perfetti con “In ginocchio da te” di Morandi in sottofondo in una sequenza in cui musica e tempi si amalgamano alla perfezione.

Sino a quando non arriva la svolta del film, perché c’è sempre qualcuno che starà peggio di te.

Ricomincia allora la lotta tra questi ratti che emergono (letteralmente) dal sottosuolo per accaparrarsi un posto al sole.

Ma è tutto inutile, a nulla serve fare piani, perché poi la vita te li sbatte in faccia e ti ritrovi a dormire per terra in una palestra con altri alluvionati come te.

Sino a quando quell’odore che ti porti addosso e che fa storcere il naso non diventa insopportabile.

È allora che Parasite compie l’ennesimo cambio di rotta aprendosi ad un finale di cupa disperazione che strazia il cuore.

Un flashforward, un ritorno al presente, un uno-due da knock out che stendono a terra lo spettatore.

Mentre dal sottosuole giunge una flebile lucina a mandare messaggi morse sperando in un futuro migliore.

Acceso, spento, acceso, spento.

Buio. Fine.

 

EMILIANO BAGLIO


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali